Ciar cum'é l'acqua del Lamber

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Synopsis

Prodotto da Legambiente e diretto da Elena Maggioni e Federica Orrú nel 2012, Ciar cum'é l'acqua del Lamber (Chiaro come l’acqua del Lambro, in dialetto lombardo) racconta la storia del fiume Lambro: fiume che scorre per 130 chilometri attraverso una delle aree piú popolate della Lombardia. Il documentario ripercorre i cambiamenti che il Lambro ha subito dalla metá del secolo scorso ad oggi. Originariamente considerato una risorsa paesaggistica, ecologica ed economica per il territorio, il Lambro é oggi conosciuto come uno dei fiumi piú inquinati d’Italia, e sembra essere dimenticato da cittadini e autoritá locali. Nato con il fine di sensibilizzare le comunitá e le istituzioni sull’importanza del fiume e del suo territorio, il documentario é una denuncia di un degrado ambientale che richiede un’urgente attenzione ed azione per far si che i processi di inquinamento siano arrestati. La denuncia avviene con grande abilitá artistica: immagini forti come quella del disastro del 23 Febbraio 2010 a Milano, durante il quale centinaia di migliaia di idrocarburi di diversa natura furono sverzati al fiume, vengono accostate a quelle di posti suggestivi, tradizioni piene di storia e cultura, ed a racconti di persone che si impegnano con determinazione e tenacia per ridonare al Lambro la sua dignitá di Fiume.

Review

Il Lambro é un fiume della Lombardia di 130 km[1], cui bacino idrografico abbraccia una delle aree piú popolate della regione, incluso l’area urbana di Milano. Il documentario Ciar cum’è l’acqua del Lamber é stato prodotto da Legambriene a cura di CASBA FILM, sviluppato nell’ambito dell’attività del Contratto di Fiume per il Lambro, promosso dalla Regione Lombardia, grazie al sostegno di Fondazione Cariplo e delle società che gestiscono il ciclo idrico in Brianza e nel Milanese: BrianzAcque, Tasm, Amiacque, Cap Holding [2]. Le registe, Elena Maggioni e Federica Orrú, hanno voluto raccontare il cambiamento dell’utilizzo del fiume Lambro e il conseguente impatto sul suo stato ecologico nel corso degli ultimi 60 anni, attraverso testimonianze di persone che hanno profondamente vissuto il fiume e il suo territorio.

Il documentario vanta di una ricercata fotografia, evocativa e carica di significato, alla quale si affianca una colonna sonora composta quasi unicamente da musiche tradizionali in dialetto lombardo, e dai suoni della natura inquadrata nelle riprese. Le prime immagini di un forte getto d’acqua pulita e il suo scroscio vigoroso vengono immediatamente seguite da quelle di un’acqua sporca, inquinata, piena di rifiuti, cosí come la serenitá suscitata dalla vista di una vegetazione rigogliosa é subito messa alla prova dal silenzio malinconico di luoghi aridi e abbandonati. Il contrasto tra la bellezza dei posti e la ricchezza culturale da un lato, e la deturpazione dovuta all’inquinamento ambientale dall’altro, si ritrova in tutto il documentario, facendo emergere in chi lo guarda un sentimento di ingiustizia e indignazione.

Parlando con persone che hanno vissuto e ancora oggi vivono il territorio, il documentario offre una meticolosa ricostruzione del bacino idrografico da monte a valle, e ripercorre le tradizioni e le attivitá che si svolgono nei paesi e nelle cittá attorno al fiume. L’utilizzo della risorsa idrica é cambiato drasticamente in linea con lo sviluppo industriale ed economico che ha caratterizzato la regione dagli anni 60, portando il fiume a trasformarsi da risorsa collettiva a una discarica a cielo aperto. Il numero dei piccoli artigiani e di attivitá locali si é ridotto a favore dell’industrializzazione e dell’uso intensivo di terre e risorse, con conseguente impatto sull’ambiente circostante. Il documentario scorre con pazienza, lasciando il dovuto spazio per viversi i colori, i tempi lenti dei gesti dei pescatori ed artigiani, i rumori delle cicale in sottofondo. Al tempo stesso, si percepisce la frustrazione degli abitanti del non poter piú godere di un ambiente sano. La risorsa viene descritta come “privata, rubata, stuprata”.

Dall’oggi al domani, cosí raccontano i locali, il fiume che rappresentava una risorsa per le comunitá é scomparso, mentre sono iniziate le memorie dei primi inquinamenti. “Hanno rilasciato il bisolfito!” diventavano le grida ricorrenti delle donne al lavatoio di Briosco, sulle rive del Lambro. Gli anni del boom economico hanno rappresentato il momento di massima negativitá per il fiume e la sua valle, cosí come é successo in molte altre regioni italiane. Il fiume iniziava a diventare recapito finale di reflui nocivi e veleni che ne avrebbero compromesso le sorti, con eventi di morie di pesci ed eutrofizzazione. Allo spaventoso inquinamento si é contrapposta una prima reazione di smarrimento e inconsapevolezza da parte della popolazione locale. La percezione del fiume e della sua entitá cambia sostanzialmente tra paesi e cittá, a seconda delle generazioni e delle esperienze e memorie delle persone. Nei suoi 130 km, il fiume raccoglie un equivalente di scarichi di 8 milioni di persone ed arriva al depuratore di Milano "senza riconosciuta dignitá", come fosse una fogna a cielo aperto. Fino al 2005 quasi la totalitá degli scarichi di Milano venivano riversati nel Lambro senza venir depurati, e in molti comuni la rete fognaria non é ancora collegata al deputatore. Nonostante si conoscano e siano ben valutate le problematiche esistenti, e si abbia materiale sufficiente per programmare interventi di bonifica e recupero dei siti, l’azione manca. Una visione nichilista sembra prevalere, caratterizzata dall’espressione di affetto ma anche di indifferenza che la gente ha per il fiume. Le testimonianze raccontano di rassegnazione, di dimenticanza, e di voglia di arginare il problema. Si parla di rimozione collettiva.

Questa tendenza all’indifferenza resta prevalente fino al 23 Febbraio del 2010, quando centinaia di migliaia di idrocarburi di diversa natura vengono sverzati al fiume. La propensione ad un approccio reattivo anziché proattivo ai problemi ambientali sembra essere insito nella storia italiana, portando l’attenzione pubblica ad aumentare drasticamente in caso di emergenze e disastri ambientali. Lo sverzamento di petrolio avvenuto il 23 Febbraio del 2010 ha riacceso l’attenzione sul fiume, nonostante "il fiume sia inquinato silenziosamente tutto l’anno da decenni" spieano le registe [2], "eppure di questo non si parla con la dovuta attenzione".

Il problema della gestione del fiume Lambro é un problema che caratterizza molte altre regioni del territorio nazionale: in Italia le competenze in materie di acque e fiumi sono estremamente frammentate. Per ovviare a questa frammentarietá di competenze, e favorire dialogo tra enti responsabili, sono nati i Contratti di Fiume. I contratti mirano a raggiungere gli obiettivi delle Direttive Europee sulle Acque (2000/60/CE) e sulle Alluvioni (2007/60/CE) "supportando e promuovendo politiche e iniziative volte a consolidare comunità fluviali resilienti, riparando e mitigando, almeno in parte, le pressioni dovute a decenni di urbanizzazione sregolata" [3]. Gli obiettivi declinati nei contratti sono chiari, ma estremamente complessi da raggiungere: obiettivi di qualitá delle acque, sicurezza idraulica dei territori attraversati dai fiumi, riqualificazione del territorio del bacino che afferisce al fiume. La complessitá che risiede proprio nella gestione della risorsa ha giá portato a posticipare questi obiettivi ad un futuro ancora piú lontano. A tal riguardo, la Regione Lombardia ha chiesto una deroga al 2027 per raggiungere lo stato di qualitá "buono" delle acque incluse quelle del fiume Lambro [4], obiettivo il cui raggiungimento era formalmente previsto entro la fine del 2015.

Chi si assumerá dunque la responsabilitá? Il documentario apre la discussione piú ampia sul ruolo delle istituzioni e degli enti competenti in materia di tutela ambientale, ma non solo. Anche la responsabilitá civile diventa centrale nell’ambito di riqualificazione del territorio pluviale, la gente che lo abita deve sentirne il valore. Le registe parlano speranzose: "Le persone che abbiamo incontrato sembrano non aver mai perso la speranza di salvare il fiume: associazioni e singoli cittadini, ambientalisti e pescatori, canoisti e studiosi, artisti e semplici amanti della natura che hanno cercato, ognuno a proprio modo, in questi anni di contribuire a far conoscere il valore del fiume per tutelarlo" [2].

Il documentario é un viaggio di vita connessa alla risorsa Acqua. É un intreccio fra persone, culture, ed elementi del paesaggio. Non c’é interruzione nel rapporto tra uomo e acqua, che viene presentato sia nelle sue criticitá, che nelle sue fondamentali funzionalitá. Il corso idrico acquista vita propria: é acqua che offre e che soffre. Per ridare al fiume la dignitá che gli spetta bisogna imparare a conoscerlo in profonditá, conoscere il suo respiro, i colori, le atmosfere e le sensazioni che evoca, in modo diverso in ognuno di noi.

Caterina Marinetti, Vrije Universiteit Amsterdam

 

[1https://it.wikipedia.org/wiki/Lambro#Geografia_fisica_e_idrografia

[2https://www.ideegreen.it/federica-elena-e-carlotta-raccontano-il-fiume-lambro-2665.html

[3http://www.contrattidifiume.it/it/cosa-sono-i-cdf/index.html

[4https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/lombardia-notizie/DettaglioNews/2019/08-agosto/05-11/foroni-bacino-lambro-seveso-olona

 

 
 
 
 

Additional Info

  • Director: Elena Maggioni, Hulda Federica Orru'
  • Producer: Legambiente
  • Language: English, Italian
  • Subtitles: English
  • Year: 2012
  • Duration (min): 47
  • Theme: Environmental degradation, Climate change, Water quality, pollution, Water governance, Rivers, Water and community
  • Access: Free
  • Country: Italy
  • Technical quality (star): Technical quality (star)
  • Academic interest (star): Academic interest (star)
  • Societal interest (star): Societal interest (star)
  • Technical quality: 4
  • Academic quality: 3
  • Social interest: 3.5